La violenza sulle donne, unitamente alla violenza sui Bambini, è una regressione sociale delle più indegne presenti nel nostro mondo, alla quale non possiamo voltare le spalle e l’interesse per la sua repressione. L’appello è, invogliare le donne che subiscono maltrattamenti ad uscire dal silenzio; un invito proiettato a tutta la società, evidenziando, oltremodo, che non vi è nessuna vergogna a denunciare un atto di violenza, di persecuzione o di stalking, la vergogna, quella vera, è solo di chi commette questi atti spregevoli.
Da quali fonti l’essere umano attinge quei principi i quali regolano la morale, utile ad una società per i nobili scopi della convivenza e del’uguaglianza tra sessi, idee, opinioni e scelte? Nell’edizione di rifermento del 1973 del testo di Cesare Beccaria “dei delitti e delle pene”, a cura di Renato Fabietti (storico e scrittore 03.09.1923 – 08.08.2005) questi ne evidenzia tre: la rivelazione, le leggi naturali e le convenzioni fittizie della società.Aggiungendo che, tra l’una e l’altra non vi è paragone, poiché legate da un unico rapporto al principale fine che la società stessa si prefigge. Ebbene il co – autore di Educazione e Filosofie nella Storia delle Società, (M. Vagetti, F. Alessio, R. Fabietti, F. Papi, catalogo scolastico Zanichelli 1976-77) traccia una via da percorrere con stile pedagogico, così come nell’insieme dei temi trattati nel testo sopra citato, per giungere a rispondere alla fondamentale domanda: “qual è il senso dominante che assume l’educazione in un ambiente sociale, in un contesto culturale, e così via [?] Ma il tema che qui ci interessa, il femminicidio (il cui termine già da solo mi procura una intensa repulsione nonché una forte dose di sdegno) cosa e quanto c’entra con l’educazione sociale? Quali prerogative filosofiche o psicologiche e ancora, culturali e umane ne possono disegnare i contorni di studio? Sarà forse la psichiatria che dovrà intervenire oppure il cantico poema Elogio alla Follia – di Erasmo da Rotterdam? Credo che al di là delle spiegazioni, culturali, storiche, filosofiche e psicologiche, le quali interessano una sorte di spiegazione a questo crimine immane nella sua frequenza, attraverso una soluzione non risolutiva, occorra circoscrivere una volontà quantistica nella assoluta convinzione che questi atti criminali possono essere evitati se la nostra società, attraverso tutti gli attori preposti alla convivenza civile (persone, istituzioni, forze dell’ordine, politica, magistratura) ascoltino di più, si predispongano nelle condizioni di prestare attenzione a tutte quelle Donne che, per via ufficiale o ufficiosa, hanno denunciato un atto di violenza, un maltrattamento, una minaccia o già solo un piccolo segnale, il quale può presagire un’azione cruente. Il parlare è importante, l’ascoltare lo è ancora di più; le leggi sulla tutela delle Donne va fatta, va inasprita e soprattutto va applica; le convinzioni che abbiamo devono essere dottrine, quante queste sono civili, oneste e legali; devono invece essere debellate quanto invece trattano azioni criminali, violente e di stalking. Non è aporia dalla quale impossibile trovare una via d’uscita, piuttosto trattasi come già detto di volontà unanime e collaborativa tra più soggetti. Anche da parte di chi subisce violenza o minacce, Esse devono denunciare, trovare quei punti d’ascolto i quali si prodigano all’aiuto precoce e soprattutto utili a non far verificare epiloghi tragici di storie che per lo più restano segregate nelle mura domestiche oltre che nelle menti di chi soffre in silenzio.Il sottovalutare il fenomeno di violenza in famiglia o all’esterno da parte di Ex o di probabili essi, conduce a ragion di forza, attraverso il disinteresse sociale, verso un aumento di violenze e di omicidi. Ritornando quindi ai tre principi sopra detti, rivelazione, leggi naturali e convenzioni fittizie, in queste tre fonti, troviamo un seria, quanto, importante correlazione con: il lavorare di più ai fini di incoraggiare le vittime a parlare, a farsi ascoltare e quindi a rivelare le proprie paure, le proprie sofferenze e le violenze morali e fisiche subite dall’Orco di turno (oggi in tante città esistono centri d’ascolto e d’aiuto i quali con immensa dedizione e professionalità si dedicano a raccogliere testimonianze di Donne vittime di violenza e persecuzione, per cui gli Enti, le Istituzioni locali e le Associazioni devono ancor più inasprire le richieste verso il Legislatore sul fronte della prevenzione, iniziando dai micro territori); insistere con il Legislatore al fine di ottenere importanti Leggi di prevenzione nonché di repressione per gli atti omicidiari e di violenza sulle Donne; diffondere la cultura morale e civile che dinieghi l’assurda persuasione che ognuno di noi può decidere sul presente o sul futuro di un nostro simile e di conseguenza instaurare un rapporto serioso con l’etimologia del termine “uguaglianza” nel vivere, nello scegliere e decidere, nel poter avere il sacro santo diritto di decidere con chi stare o cosa fare. Tutti bisogna che diano il proprio contributo, dal semplice No alla violenza all’importante traguardo di offrire aiuto, supporto e tutela. Dare un impulso importante per promuovere e condurre la lotta contro le violenze e lo stalking sulle Donne affinché questo non sia più un problema sottovalutato e purtroppo spesso dimenticato, ma sia invece sprono per avvicinare le Istituzioni e la Società a questo grave problema il quale si presenta sotto forma di atrocità psico-fisica, di persecuzioni, maltrattamenti e violenze, condizioni che spesso (e qui occorre dar sostegno a tutte quelle associazioni e enti predisposto all’ascolto) sostano nel sommerso e nella totale indifferenza di chi sa e tante altre volte nel silenzio di chi subisce, preferendo tacere per il bene altrui, per i figli, per la dignità; ecco appunto, la dignità, che viene soppressa proprio tacendo e non denunciando, la libertà che viene ostacolata e privata se non si decide per la propria vita; la vita spezzata, quella grande meravigliosa sensazione che Dio ci ha offerto, e che nei tardi momenti non la si può restituire più a nessuno, lasciando solo rabbia, pianti e sdegni. Basta con questa regressione psicosociale, basta con questo indegno agire dell’uomo che tale non è, non possiamo voltare le spalle e l’interesse dall’altra parte dando così agio a chi commette questi atti spregevoli. Assumiamo il comportamento che più si addice all’Individuo che vuole continuare a far parte di una società: la moralità, nel nostro pensare, nel nostro agire, nel nostro considerare l’altrui persona, nel amare senza uccidere, nel continuare ad amare anche se lasciati o non più voluti. Da che il mondo esiste, l’umanità è stata ed è formata da due figure: la Donna e l’Uomo, l’una compensa l’altro e l’altro se ne è senza diventa un mortale sconosciuto. La conoscenza e la centralità dell’Uomo vive proprio nell’ esistenza della Donna. La peculiarità della vita è basata sul reciproco compenso di respiro che la Donna, sia Madre, Moglie, Amica o Amante offre all’altro suo sesso o che l’Uomo sia Padre, Figlio, Marito o Fidanzato, in tutti i casi e in nessuna circostanza l’uno può decidere sulla vita dell’altra, con qualsiasi mezzo o motivazione.Per cui smettiamola di giacere nelle ormai frequenti e banali circostanze di rimprovero, di sdegno, di rabbia e risentimenti, le quali sempre più spesso giocano ruoli interpretativi cineasti e teatrali nel mondo dei talk show con la guerra degli ascolti, sosteniamo invece quei programmi giornalistici seri i quali contribuiscono, mettendoci la faccia e l’impegno, alla lotta contro le Violenze. Sosteniamo tutte quelle realtà che quotidianamente si impegnano affinché fatti scellerati e criminali vengano denunciati e fermati. Sosteniamo, come essere umani, il ruolo che ci compete in questo mondo ormai quasi imploso nella gratuita brutalità dell’individuo maschio, anche se maschio lo si è solo se dapprima ci si scopre di essere Uomo e l’Uomo la sua Donna la difende non la uccide, così come la Donna difende il suo Uomo, questa è la legge non scritta ma ancor più importante di quelle note per sancita costituzione dei nostri Codici, una legge che elogia ed innalza in modo eccelso il senso di ogni individuo nell’ essere parte inconfutabile della società di cui tanto ci vantiamo di appartenere ma tanto facciamo per denigrarla nella sua sostanza e nella sua forma di convivibilità.