
Sono gli anni Ottanta e sullo sfondo della Piazza Rossa di Mosca, il Presidente Gorbacev accompagnava un sorridente Regan a stringere la mano ai cittadini russi. La caduta del Muro di Berlino era vicina. La Guerra Fredda era ormai al termine e proprio lì, in quella piazza alla presenza del Presidente statunitense, c’è anche un ragazzo, con maglietta a righe e una macchinetta fotografica al collo, che potrebbe sembrare un turista qualunque capitato lì per caso.
Ma non si tratta di un “ragazzo qualsiasi”, ma del giovane Putin. Sì, proprio lui: Vladimir Putin! Niente di strano, se non fosse che Putin si trovasse il quel posto nelle vesti di agente del KGB in borghese. All’epoca dei fatti si può supporre, ragionevolmente, che Putin fosse un agente dei servizi segreti, ma di stanza a Dresda. Gli interrogativi sono molti sul cammino “politico” da lui intrapreso per trasformarlo da agente dei servizi segreti in Presidente della Russia, per ben due mandati e, successivamente Premier. Il KGB è stato definito più volte come il più grande sistema di spionaggio mai esistito.
La sua nascita risale alla polizia segreta esistente già dai tempi dello zar Nicola II, ma soltanto nel 1917 fu istituito il NKDV per combattere con ogni mezzo i moti controrivoluzionari che si opponevano al bolscevismo appena instaurato da Lenin. Erano i primi servizi speciali repressivi comunisti e presero il nome “Veceka”, i cui funzionari erano chiamati “Cekisti”. Nel la struttura 1954 operarono il primo di una serie di “ritocchi di immagine”dando vita così al KGB. Era il 1991 crollava L’Unione Sovietica, era la fine della corruzione e anche delle spie. Si apriva l’era della trasparenza (glasnost), delle riforme e della trasformazione (perestroika). E il KGB, braccio armato del Partito Comunista e simbolo stesso del regime sovietico, fu chiuso.
E qui la domanda riemerge: come ha fatto un agente del KGB (“non esistono ex agenti del KGB” è uno dei motti di Putin ) a passare al Governo? Come è potuto emergere dalla zona d’ombra e degli intrighi del mondo delle “spie” ai fasti del Cremlino? Esistevano comunque anche altri esempi di ex funzionari del KGB arrivati alla guida del Paese, a esempio Yuri Andropov, direttore fino al 1967 della struttura di intelligence divenne improvvisamente segretario del Partito Comunista prima e Presidente dell’Unione Sovietica poi. Adropov fu un modello di statista per molti, tra i quali Michael Gorbacev e lo stesso Putin. Con Gorbacev Presidente dell’Unione Sovietica nel 1985, gli anni del suo governo divennero famosi in tutto il mondo per l’improvvisa apertura al sistema occidentale.
Negli anni novanta si avviarono processi contro la corruzione del Partito Comunista e una serie di riforme volte a garantire la libertà di stampa e soprattutto la liberalizzazione economica. Chi tramava contro tutto questo era ancora una volta il KGB tutt’altro che annientato dal crollo dell’Unione Sovietica, stava aspettando il momento giusto per risorgere. Tuttavia l’opera di Gorbacev, dava possibilità, inevitabilmente, di far emergere altri fenomeni non propriamente si adattavano alla politica intrapresa dal nuovo segretario del PCUS. Fenomeni, tra l’altro che per il loro esplodere improvviso e incontrollato, sia per la “novità” in un mondo sostanzialmente chiuso su un sistema da più di settanta anni, fece si che si aprisse la strada al capitalismo selvaggio, ai vantaggi alla mafia, ai funzionari del KGB, che avevano una preparazione culturale più adatta a comprendere i cambiamenti economici in atto.
Il 25 dicembre 1991 Gorbacev rassegna le dimissioni segnando la fine dell’Unione Sovietica e Boris Eltsin diventa Presidente della Russia. Eltsin continuò la liberalizzazione consegnando gran parte dell’economia direttamente alla mafia, il resto finì a oligarchi e funzionari dell’ex KGB. Il KGB aveva attirato un gran numero di laureati e la maggior parte degli agenti aveva contatti con il mondo occidentale, conosceva le tecnologie che nascevano al di là della Cortina di Ferro. Nel 1991 nasce l’FSB, l’ultimo e meglio riuscito restyling del KGB. Eltsin terminava il mandato nel 1996, gli oligarchi avevano fatto man bassa dell’economia avendo nelle proprie mani quasi tutte le aziende minerarie, petrolifere e di esportazione. Non potevano permettere un ritorno al comunismo, ventilato invece dalla popolazione immiserita dalla politica spregiudicata degli ultimi presidenti, decisero, quindi, di sostenere attivamente la rielezione di Eltsin.
Grazie ad una campagna propagandistica eccezionale, ben consapevoli del fatto che chi dispone della migliore cassa di risonanza ha chance maggiori di essere eletto, per mesi bombardarono il popolo russo con spot elettorali. Eltsin venne rieletto dopo una campagna elettorale dove solo lui aveva accesso ai media. A lanciare l’accusa su Eltsin ed ai suoi “amici”, per l’operato delle elezioni, fu il procuratore Yuri Skuratov che venne prontamente fermato dall’intervento di Vladimir Putin, allora direttore dell’FSB, che avviò un’indagine sullo stesso procuratore accusandolo di abuso di potere, fino al discretito totale a causa di un video compromettente mandato in onda su una televisione nazionale nel quale si vedeva Skuratov (o uno somigliante a lui), ripreso in atti sessuali con due prostitute. Nel 1999 Eltsin arriva alla fine del suo mandato e non potendo più proporsi per anzianità si inizia la scelta del successore.
Il Primo Ministro Primakov, che aveva sostenuto le accuse del procuratore Skuratov, fu allontanato da Eltsin e destituito dalla carica di Premier. A beneficiare di questa situazione, tutt’altro che trasparente, fu un’altra volta Vladimir Putin. Egli riuscì a farsi eleggere nell’agosto del ’99 Primo Ministro eniziando così quella vertiginosa carriera che lo porterà a essere Presidente della Russia nel 2000. Ma chi è Vladimir Putin? Figlio di un funzionario dell’NKDV (servizi segreti che precedono il KGB) fin da giovane tenta di farsi notare dai servizi segreti, ma non può candidarsi per lavorare nella struttura in quanto sono i funzionari che scelgono i soggetti adatti. Tuttavia, una volta ammesso nel KGB, fu assegnato al controspionaggio; l’esperienza gli serve per farsi contatti che gli torneranno utili in seguito. Viene dislocato in Germania Est cercando informazioni sui politici della Germania occidentale.
L’anno della svolta è nel 1989, quando è di nuovo a Leningrado con la carica di Vicerettore dell’Università. C’è chi dice che fosse una copertura per poter controllare il mondo accademico e intellettuale in quegli anni di grande fermento. Quando Eltsin lo scelse come delfino fu probabilmente perché aveva dimostrato di essere un funzionario zelante, obbediente che sapeva difendere gli interessi dei suoi stretti collaboratori e non promuoveva il ritorno del comunismo. Il KGB ha dunque un ruolo chiave nelle elezioni di Putin. Gli attentati di Mosca e la seconda guerra in Cecenia hanno fatto dell’ex direttore dell’FSB l’unico candidato in grado di fronteggiare il terrorismo appena manifestatosi e quindi di diventare Presidente.
Con Putin al governo il KGB è tornato indirettamente nella vita quotidiana dei russi – scrive l’autore del libro “Le KGB au pouvoir, Thierry Wolton – circondandosi di funzionari e amici fedelissimi di vecchia data, ponendoli in punti chiave del governo. Tra questi c’è Dmitrij Medvedev, attuale Presidente russo. Abbiamo visto come funzionari del KGB, grazie alle abilità acquisite all’interno dell’agenzia, siano riusciti ad applicare gli insegnamenti ereditati dallo spionaggio alla realtà economica. Lo stesso vale per la vita politica, dove la capacità di analisi del rischio, della formulazione dei piani alternativi, così come la capacità di reclutare persone fidate, siano particolarmente adatte per guidare un Paese.
Bibliografia
“Le KGB au pouvoir” di Thierry Wolton