Mar. Mar 28th, 2023

Operazione speciale di kommandos tedeschi che tra il 10 e il 13 maggio 1940 riuscirono a prendere l’inespugnabile forte di Eben-Emael in Belgio. Con questo nome in codice si intende la presa del forte belga di Eben Emael da parte di un’ottantina di genieri-paracadutisti tedeschi tra il 10 e il 13 maggio 1940.

Il forte di Eben Emael era stato completato soltanto nel 1935. Esso dominava da un colle roccioso il settore più rilevante del Canale Alberto. Le sue estensioni massime erano di 700 metri X 900 metri; sul lato nord-est c’era una ripida scarpata, alta ben 40 metri e si ergeva sul Canale Alberto, mentre sul lato nord-ovest gli argini del fiume Jeker erano stati alzati e in più era stato costruito un fossato dai terrapieni molto irti, mentre a est e a sud i genieri belgi vi aveno costruito un muro alto 4 metri e un ampio fossato.

La fortezza, che si sviluppa su diversi livelli, era dotata di 64 fortini, dove erano alloggiati diversi pezzi di artiglieria, tra cui spicca quello a canne rotanti da 120 mm, più cannoni anticarro e contraerei, per la maggior parte ubicati entro torrette in acciaio e calcestruzzo, con pareti spesse 30 cm. Tutt’intorno al forte erano stati stesi reticolati e campi minati, in modo da far convergere gli assalitori verso le casematte con le mitragliatrici, protettte da un fossato pieno d’acqua. Così facendo i belgi credettero che tali difese avrebbero costretto gli eventuali aggressori a schierare un’imponente forza d’attacco per intraprendere un eventuale lungo assedio; nel frattempo i ponti di notevole rilevanza strategica sul canale sarebbero stati fatti saltare e i rinforzi sarebbero potuti arrivare per dar man forte ai difensori del forte di Eben Emael. Si riteneva che la guarnigione dovesse avere sui 1.200 uomini.

Fino alla primavera del 1940 la fortezza era stata dotata altresì di una fitta serie di gallerie in calcestruzzo e acciaio costruite a notevole profondità sotto il suolo. Costruita per poter resistere per un tempo indefinito a qualsiasi assalitore e alle più grosse bombe d’aeroplano e al tiro d’artiglieria, la fortezza di Eben Emael invece cadrà in poco meno di 30 ore ad opera di soli 80 parà tedeschi che vi scesero sopra con 9 alianti e le cui perdite ammonteranno ad appena 6 morti e 19 feriti in tutto. Ma vediamo in dettaglio come andarono le fasi della presa del forte. Esattamente alle ore 4,30 del primo mattino del 10 maggio 1940, 11 alianti tedeschi del tipo DFS 230 venivano trainati in aria da aerei Junkers Ju.52 partiti dall’aeroporto di Koeln-Ostheim, circa 120 km a est del confine olandese. Sugli alianti c’erano i guastatori-paracadutisti dello sturm-abteilung "Granito", composto da 2 ufficiali e 83 parà, tutti esperti genieri paracadutisti appartenenti alla 7^ divisione aviotrasportata della Luftwaffe, l’Aeronautica militare tedesca.

Tale unità era il fiore all’occhiello e la punta di diamante del piano messo a punto dal generale Kurt Student, comandante del corpo dei paracadutisti tedeschi. Facevano parte del raggruppamento di assalto Koch, i cui obiettivi primari erano, oltre alla fortezza, i ponti Kanne, Vroenhaven e Veltwezelt sul Canale Alberto. Grazie al fattore sorpresa dovevano atterrare con gli alianti su ognuno degli obiettivi poco prima dell’arrivo del grosso della forza d’invasione. Così il capitano Koch divise i suoi uomini in quattro sturm-abteilungen: la "Eisen" agli ordini del sottotenente Schachter doveva prendere il ponte Kanne; la "Beton" agli ordini del sottotenente Schacht doveva prendere il ponte Vroenhaven e la "Stahl" agli ordini del tenente Altman doveva prendere il ponte Veltwezelt, mentre la "Granit", comandata dal tenente Rudolf Witzig, un geniere di soli 25 anni, aveva il compito di prendere la fortezza di Eben Emael. E’ bene ricordare che costoro fin dal novembre del 1939 si stavano preparando in gran segreto sugli alianti, addestrandosi sulle fortificazioni di Gleiwitz catturate ai polacchi.

Ebbene quella mattina del 10 maggio ciascun guastatore-parà aveva ricevuto in dotazione 50 kg di esplosivo, erano "cariche cave" e nell’atto pratico risulteranno micidiali. Mentre erano in volo, la sezione d’assalto Granito perse due alianti. Su uno di questi si trovava il comandante, il tenente Witzig. Così verso le ore 5,20 su Eben Emael scesero solo 9 alianti. Da considerare il fatto che 2 altri alianti atterrarono in malo modo e i guastatori aviotrasportati non poterono così prendere parte all’assalto del forte.

Nonostante la guarnigione del forte fosse stata messa in stato di allarme fin dalle ore 3 di notte, essa fu presa di sorpresa, anche per tre precedenti falsi allarmi avvenuti nei mesi precedenti. Inoltre il giorno dell’attacco erano in servizio 700 soldati soltanto; gli altri 500 erano per lo più in licenza. I belgi così colti di sorpresa dai 55 rimanenti guastatori della sezione d’assalto "Granit" fecero appena in tempo a far suonare le sirene d’allarme. Il comando dei guastatori tedeschi venne preso dal sergente maggiore Helmuth Wenzel che riuscì nei primi venti minuti dell’assalto a paralizzare le difese del forte di Eben Emael.

Infatti il punto di forza degli assalitori furono le cariche cave che riuscirono a neutralizzare le torrette d’acciaio. Notevole fu la potenza delle esplosioni prodotte da tali cariche cave, le quali produssero vari varchi nelle pareti delle casematte, permettendo così ai guastatori tedeschi di penetrare nel sistema di gallerie che correva sotto tutta la fortezza. Tra coloro che penetrarono all’interno del forte da menzionare la squadra Niedermeier e quella di Peter Arent. Il maggiore belga Jottrand, comandante della fortezza, non fu mai più in grado di organizzare una resistenza efficace. Oramai era troppo tardi. Alle ore 8,30 l’aliante col tenente Witzig, il comandante dello sturm-abteilung "Granit", atterrava sul forte per ordinare ai suoi uomini di attaccare e finire di distruggere tutte quelle zone del forte ancora in mano ai belgi. Inoltre nel primo pomeriggio arrivarono a dar man forte agli assalitori anche alcuni caccia-bombardieri Stukas. Così al calar della notte, la maggior parte del forte erano nelle salde mani dei guastatori tedeschi, anche se i belgi tenevano ancora la parte centrale della fortezza.

Alle ore 7 dell ‘ 11 maggio, arrivava a dar man forte ai guastatori-parà un distaccamento del 51° battaglione genieri, comandato dal sergente Portsteffen, lì sopraggiunti dopo aver attraversato su dei gommoni le acque del canale Alberto. Poi a metà mattinata arrivarono un reggimento di fanteria e così gli uomini dello sturm-abteilung "Granit" furono ritirati dalla battaglia. Dopo altre due ore di scontri a fuoco, i difensori belgi, preceduti dal suono di una tromba e dallo sventolìo di una bandierta bianca, si arrendevano. Terminava così la battaglia di Eben Emael. Da considerare che fu proprio grazie a quest’azione spettacolare e ardita che le forze armate terrestri tedesche poterono attaccare e prendere l’intero Belgio, mentre Witzig veniva decorato con la RitterKreuz o Croce di Ferro e promosso capitano per l’impavida missione che spianerà la strada per la futura conquista dell’Europa occidentale.

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