Mar. Set 10th, 2024

Collezioni da museo. Dipinti, oggetti preziosi, antiche anfore e bronzi. I sequestri di opere d’arte ed oggetti d’antiquariato effettuati dal Dipartimento investigativo antimafia nelle case dei boss, mostrano l’altra faccia della criminalità organizzata in Italia e nel Mondo. Modigliani, Guttuso, De Chirico, Dalì.

Ai capi clan piacciono i grandi nomi dietro i quali si celano spesso attività di riciclaggio di denaro sporco. Soldi guadagnati con droga, usura ed estorsioni. I dipinti diventano allora un mezzo d’investimento alternativo ma allo stesso tempo uno status symbol. Segno distintivo di potere e ricchezza. Di riscatto sociale. Ma l’arte non è solo orpello. La mafia ha imparato a gestirla per scavarsi nicchie di mercato illegale dove per far circolare denaro sporco, opere rubate e reperti archeologici trafugati. Il 25 giugno 2009 l’ultima operazione massiccia del centro operativo Dia di Roma.

Nelle residenze di Milano e Cattolica Eraclea (Agrigento) del boss italo-americano Beniamino Zappia, 71 anni (in carcere dall’ottobre 2007) gli agenti hanno trovato 345 dipinti tra i quali tele ed opere su carta di Guttuso, De Chirico, Dalì, Sironi, Morandi, Campigli, De Pisis, Boldini e Guidi. Oltre alle opere, ingenti beni come orologi antichi (circa 200), pietre preziose, vasi, statue, bronzi ed oggetti d’antiquariato. Le opere sono passate all’esame della Soprintendenza ai Beni Culturali. Gli esperti ne dovranno accertare l’autenticità e stimarne il valore. L’intero patrimonio sequestrato dal Tribunale di Roma secondo la Dia ammonterebbe a vari milioni di euro. I sequestri sono avvenuti nella casa milanese del boss, in piazzale Giovanni Delle Bande Nere, e nell’abitazione di Cattolica Eraclea. La residenza siciliana era diventata, ci riferisce il giovane giornalista cattolicese Calogero Giuffrida, una vera e propria “casa museo”. Un palazzo di due piani con un bel giardino, nel cortile San Giovanni in pieno centro cittadino. Alla notizia della confisca, il boss si sarebbe infuriato. Nonostante le sue cagionevoli condizioni di salute (gravi crisi ipertensive, vertigini e cefalea) ha reclamato la proprietà delle opere d’arte agli agenti che gli anno notificato in carcere il provvedimento. Zappia, che dichiara all’agenzia dell’entrate di vivere con una pensione sociale di circa 350 euro al mese, è stato arrestato nell’ottobre del 2007 nell’ambito dell’operazione “Orso bruno”. E’ ritenuto il referente in Italia alle famiglie mafiose che avevano tentato di inserirsi negli appalti per la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina: i Bonanno di New York, le famiglie Cuntrera, Caruana e Triassi.

La procura distrettuale antimafia di Roma ha ottenuto per lui il rinvio a giudizio dopo l’arresto. Allo stesso boss era collegata la società “Made In Italy” che aveva la sua sede proprio nel cuore di Roma, a piazza Colonna, di fronte Palazzo Chigi. La “Made in Italy” e la “Made in Italy Inc.” (il presidente Mariano Turrisi è stato arrestato in Francia nell’ottobre 2007) erano state create per riciclare, attraverso il sistema delle scatole cinesi, denaro che proveniva dalla vendita della droga. Tra i dipinti sequestrati al boss, un olio su tela firmato Giorgio De Chirico raffigurante due cavalli.

– Giorgio De Chirico –

Di Salvator Dalì, una tecnica mista su carta (guache con matita ed inchiostro) nelle cui linee è riconoscibile il tratto tipico del mastro catalano. A firma di Virgilio Guidi, un’opera raffigurante una figura astratta (cm 49×58) con tanto di autentica. Diversi i dipinti attribuibili a Renato Guttuso. Tra queste, due guache: un Nudo di donna ed un’opera raffigurante fichi d’India (cm44x50). Riportano entrambe la firma del pittore1.

                              

 

Sequestri precedenti Il precedente massiccio sequestro di opere d’arte da parte della Dia risale al luglio 2008. Nel corso dell’operazione denominata “metallica” coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia del Tribunale di Milano, sono state sequestrate 21 opere d’arte, fra cui un olio su tela di Amedeo Modigliani intercettato nel 2007 all’aeroporto di Orio al Serio mentre stava per essere spedito in Olanda per attività di riciclaggio. Il titolo dell’olio su tela (cm35x25) risultato autentico è Portrait de Rosalie. Valore stimato €1.200.000 circa. Il soggetto ritratto è la giovane Rosalie proprietaria dell’omonimo ristorante della capitale francese dove Modì era un ospite fisso. Nella stessa operazione sono state rinvenute 55 opere d’arte antica e contemporanea costituite prevalentemente da dipinti, fra cui “Natura morta con cacciagione” di Snyders del valore di €500-650 mila, e “Vaso di fiori” di Bosschaert il vecchio (quotato nel catalogo ufficiale tra i 250 e i 350 mila euro) esportati illegalmente dalla Spagna. Le 24 persone arrestate per 416 bis (associazione di stampo mafioso) erano affiliate alla ‘ndangheta calabrese ed in particolare al clan capeggiato da Giuseppe Onorato. I criminali reinvestivano in quadri e gioielli i soldi guadagnati con droga, usura ed estorsioni. Il gruppo aveva la sua base in un bar nei pressi di piazzale Loreto. Dal gruppo di Onorato, che con i suoi complici gestiva il traffico di stupefacenti (eroina purissima proveniente dal Sud America), i soldi passavano nelle mani di Sergio Landonio che, assieme al figlio Gianluca e ad altre cinque persone, riciclava i soldi sporchi acquistando in tutta Europa mobili antichi, gioielli e opere d’arte. In particolare l’acquisto di dipinti famosi e la rivendita in alcune note case d’asta italiane consentiva di recuperare denaro pulito da investire in attività illecite riconsegnandolo al gruppo di Onorato. Un giro d’affari di diversi milioni di euro.

Guttuso

Traffico di opere d’arte e riciclaggio L’arte attrae la criminalità organizzata perché con l’arte si può fare mercato. In questo settore sono sempre più frequenti gli intrecci tra gruppi criminali organizzati, ladri professionisti, avventurieri predatori, mercanti, responsabili di gallerie, case d’asta e musei. Si immettono sul mercato opere d’arte rubate o scavate illegalmente e poi trafficate. Quando la criminalità non gestisce il furto, agisce da intermediaria tra collezionisti privati e ladri professionisti. Ma può anche utilizzare le opere per avere a disposizione beni di valore facilmente trasportabili, commerciabili, in connessione con attività di traffico di droga. Dipinti e reperti vengono acquistati e rivenduti con finalità di riciclaggio e talvolta di ricatto. Come nel caso della mafia del Brenta in Italia. Quando nel 1992 la banda di Maniero rubò a Modena un Velasquez ed un Correggio tentò, successivamente, di avvicinare le forze dell’ordine per ottenere uno scambio di favori. Il tentativo in quel caso non ebbe esito positivo ed i carabinieri recuperarono la refurtiva.

Quanto al traffico di reperti archeologici, sembra essere secondo solo a quello del traffico di droga in termini di entrate annuali.2 Secondo l’ultimo rapporto sulle attività condotte nel 2008 dal Comando dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, nonostante i beni culturali recuperati siano in crescita e i furti in calo, gli scavi clandestini sono in aumento. Su circa 50 operazioni condotte dal primo gennaio al 30 settembre 2008 dal nucleo operativo, la metà riguardano sequestri di reperti archeologici illegalmente detenuti o esportati dal territorio nazionale. Nel 2008 a Roma e Nazzano Romano (Rm) i militari del reparto operativo hanno sequestrato 1000 frammenti di stucchi aurei, affreschi e marmi del I secolo d.C. trafugati nel 2002 nell’area archeologica della Villa dell’Imperatore Traiano. Il valore dei beni ammonta a 2 milioni di euro.

Sono state segnalate alle autorità due persone in stato di libertà3. Reperti archeologici provenienti da scavi clandestini sono stati sequestrati anche a Bari, Rivoli,Caserta, Bologna, Roma, Latina, Verona, Trieste, Como. Una rete criminale nazionale ed internazionale con un giro d’affari di milioni e milioni di euro. Nell’agosto 2008 a Mariano Comense (CO), Robbiate (LC), Desio e Seregno (MI), i militari del Nucleo Carabinieri per la tutela del Patrimonio Culturale insieme al centro operativo Dia di Milano hanno sequestrato 14 dipinti del secolo XVII del valore stimato di €1.000.000. Esportati illecitamente dalla Spagna, le opere venivano utilizzate dalla ‘ndrangheta per attività di riciclaggio di denaro sporco. Secondo esperti, il controllo che i trafficanti di droga hanno sul mondo dell’arte è tale che, se smettessero di colpo di comprare dipinti e sculture per ripulire i loro proventi illeciti, parte del mercato dell’arte potrebbe subire un lieve contraccolpo.

 

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