Mar. Set 10th, 2024

Pubblico un interessante scritto inviatomi dall’Utente "Silendo".

In Italia a mio modesto parere manca la cultura vera e propria della protezione delle Informazioni. Vi sono informazioni di pubblico dominio, ma vi sono anche nozioni, tecniche e non di varia tipologia a cui necessariamente occorre applicare e mantenere almeno un minimo di riservatezza, proteggendole dalla divulgazione gratuita verso paesi stranieri, essi amici, o potenziali nemici.

Visitando altri paesi risulta difficilissimo ottenere info specifiche... mentre qui in Italia è lecito chiedere ed altrettanto facilissimo ottenere risposte a volte il più dettagliate possibili anche non avendolo richiesto esplicitamente. E’ davvero il paese dell’ open info, altro che OSINT pure e banale, si riescono ad avere ogni tipo di informazione con il minimo sforzo, anzi con un bel po’ di imbarazzo per gli addetti al settore.

Qui non abbiamo solo i vu-cumprà, ma i vu-sapè? Il paese del gossip e del pettegolezzo che troppe volte sconfina rivelando segreti di ogni tipo anche e soprattutto quelli che dovrebbero essere segreti industriali o militari. Ognuno può scattare fotografie ovunque senza che nessun autorità provveda nel caso specifico. Capisco bene che utilizzando tecnologia sofisticata ciò sarebbe possibile senza che nessuno apparentemente se ne accorga, ma certe scene a volte fanno davvero rabbrividire un vero responsabile della sicurezza che si rispetti. Il bello è che noi italiani siamo propensi spesso a dire la fatidica frase “te lo dico a te basta che non lo dici a nessuno… mi raccomando!”, e così il più segreto dei segreti passa velocemente di bocca in bocca senza che nessuno lo dice a nessuno..

E’ talmente difficile mantenere il segreto che è quasi un nodo in gola finche uno non se ne libera confidandolo al suo migliore amico, o soprattutto come va sempre più di moda .. alla bella ragazza di turno solo per fare colpo ! Le confidenze, la troppa facilità di dire le cose ovunque e comunque, senza mai pensare a ciò che potrebbe potenzialmente comportare un simile comportamento. Parlo anche di attività militari che dovrebbero essere mantenute segrete, invece succede che il militare di turno per farsi bello le confida alla fidanzata e questa all’amica.. e così via la notizia fa il giro del mondo senza saperlo. “Se mi prometti che non lo dici a nessuno ti voglio raccontare un segreto ! “. Pare una paranoia, una cosa banale, ma studiando a fondo il problema non lo è affatto. Non è tanto il pericolo della divulgazioni di informazioni nel territorio italiano e tra italiani, il problema potenzialmente grave è che nel nostro paese abbiamo una miriade di persone di altra nazionalità, pronti a percepire volontariamente o involontariamente le nostre informazioni, i nostri segreti.

Partendo dalle donne delle pulizie che spesso convivono a stretto contatto con persone e documenti riservati senza saperlo, a chi in buona fede non si pone affatto il problema, credendo nella fatalità. Nessuno a priori crede che ogni straniero sia una spia assoldata dal più temibile servizio segreto straniero, ma è altrettanto vero che nel caso remoto che un qualunque servizio segreto straniero vorrebbero attingere a qualsiasi informazione nel nostro paese non dovrebbe neppure affidarsi al loro agente fidato e specialista, basterebbe chiedere a chiunque ed ottenere in modo così banale un informazione spesso di importanze rilevante in un certo contesto.

Abbiamo nel nostro paese senza rendercene conto una rete informativa potenziale che ha un basso costo ed a cui qualche malintenzionato può attingere, ma nessuno sembra correre ai ripari. E’ impossibile oggettivamente tenere sotto controllo ogni cittadino straniero, mi pare più che ovvio, ma credo che in compenso nessuno ci vieta di difenderci diffondendo la cultura dello stato e della difesa di questo. La difesa dell’Informazione e del Segreto, soprattutto in quelle cose che potrebbero significare la salvezza della vita di molte persone. Ogni ditta privata che lavora in ambito militare dovrebbe obbligatoriamente promuovere una dottrina in questo senso, evitando l’accesso non autorizzato a documentazione o ad ambienti in cui si sviluppano progetti o commesse militari. I dipendenti stessi dovrebbero saper mantenere il “segreto” di ciò che fanno al lavoro, anche perché no con i propri famigliari, altrimenti il discorso sarebbe del tutto inutile. Spesso il solo rilascio del NOS è davvero una perdita di tempo, una pratica burocratica inutile, se poi in quegli ambienti dove si trattano documenti riservati, sia per telefono che ad alta voce, in presenza di chiunque (italiano o straniero che sia non importa), si parli e straparli di ogni cosa anche a volte scendendo nei dettagli, solo per un fatto di chiacchierata, di pura confidenza.

Sono inutili le casseforti, le pareti e le stanze blindate se vengono annullate da tanta ingenuità. Manca a mio dire solo una cosa importante, saper mantenere un segreto, la cultura che ci dovrebbe portare a questo, il senso di responsabilità, la disciplina. Sarebbe utile che qualcuno si porga davvero il problema se non vogliamo essere giudicati da tutti l’open info del mondo.

admin

Di admin

Lascia un commento